COMUNICATO STAMPA – PADOVA
Bassan (PdF Padova): “La prostituzione si combatte, non si regolamenta”
«Stiamo attenti alle nuove leggi e alle ventilate proposte di nuove leggi perché, modificando la morale corrente, contribuiscono a formare il costume delle generazioni a venire.
Ogni proposta andrebbe valutata anche dal punto di vista etico, anche se questo aggettivo sembra non piacere più a nessuno, ma chi pensa di ricavare consensi elettorali su una visione cristiana della vita, non può permettersi la scorciatoia dell’amoralità.»
Inizia così la dichiarazione del Circolo di Padova del Popolo della Famiglia, movimento fondato nel 2016 da Mario Adinolfi e Nicola di Matteo, e che dall’esperienza dei Family Day, vuole portare una presenza valoriale all’interno della politica italiana.
«Parlo della proposta di legge che il senatore Giancarlo Rufa ha depositato il 7 febbraio, poco prima di San Valentino, per la liberalizzazione della prostituzione e la riapertura delle case chiuse, anche se c’è già una proposta di legge simile che attende solo di essere messa a calendario alla Camera.» dichiara Danilo Bassan, consigliere del Circolo Padovano. «Come Cristiani adulti, possiamo e dobbiamo interrogarci su questa e sulle altre proposte di legge recenti (es. legittima difesa ed armi, eutanasia, droghe “leggere”,…),
che stanno delineando l’orizzonte ideale, programmatico, politico ed etico del governo attuale, e che sembrano davvero incompatibili con la pur continuamente sbandierata professione di fede cristiana. Visto l’agire sul piano delle proposte,
sembra che l’interesse manifestato dal governo su alcuni temi, sia pura propaganda e il disinteresse sostanziale verso i principi essenziali e quindi non negoziabili, sia in questo momento prevalente.
Pur avendo tutte le leve del potere in mano, non è arrivato un solo provvedimento per la vita o per la famiglia: ora, anzi, sta avanzando una legge sull’eutanasia pericolosissima, sulla quale viene auspicata “una soluzione condivisa”.»
Prosegue ancora Danilo Bassan «Noi del Popolo della Famiglia speriamo e chiediamo invece, che siano riconfermati l’ordinamento vigente e la punibilità dell’aiuto al suicidio, così come l’indisponibilità della vita umana.
Con l’aggravarsi della situazione di denatalità in Italia, non abbiamo ancora visto provvedimenti seri e duraturi (non misure “una tantum”) per aiutare le nascite e la diminuzione degli aborti, e come Popolo della Famiglia proponiamo invece il Reddito di Maternità, proposta economica di sostegno alle donne italiane, che scelgono liberamente di fare le mamme a tempo pieno, raccolta firme che ci vede nelle piazze e strade del Padovano da tempo.»
Ritornando però all’argomento iniziale, Bassan sottolinea come «sembra una ciclica fissazione quella di inserire la prostituzione tra le professioni per le quali si possa aprire la Partita Iva. Ma basta aver studiato un minimo il problema per sapere che, se si considera la prostituzione un male per la donna (e noi come tale lo consideriamo, visto che viene degradata nell’intimità a oggetto mercificabile), l’unico contrasto possibile a questo male è agire sulla clientela perseguitandola con provvedimenti efficaci e visibili.»
Altro che Partita Iva da prostituta professionista e privacy sui dati dei clienti. Le donne non si vendono, la loro bellezza non è un bene che si può acquistare e gettare via, la dignità della persona umana viene prima di tutto. La visione del mondo che emerge da queste norme proposte appare tutto tranne che cristiana. In Germania la prostituzione è stata legalizzata da tanti anni. E le donne dedite alla prostituzione hanno dovuto aprire partita iva e pagare le tasse, come se fosse “un lavoro qualunque”.
Ecco una storia esemplare. La prostituzione legalizzata ha creato così tanto (mal)costume in Germania che ad una ragazza tedesca disoccupata è capitato, quando è andata al centro per l’impiego per la ricerca di un’occupazione, di sentirsi dire dall’impiegato di turno: “Beh, dai, se proprio non trovi niente, apriti una partita iva e va’ a fare la ‘ragazza di compagnia’ (forma ipocrita per ‘prostituta’) in un locale per adulti”. La ragazza uscì dal centro per l’impiego in lacrime, umiliata nella sua dignità.
Dinanzi ad una storia così, ogni commento è superfluo. Conclude Bassan: «Cari amici al governo: creare un Albo delle prostitute equivale a legalizzare una schiavitù, guadagnandoci sopra. Perché, alla fine, cambia solo lo sfruttatore (che diventa lo Stato), ma le vittime rimangono sempre e solo le donne. Occorre invece agire sanzionando severamente i clienti e mettere in campo politiche di Welfare che liberino le donne da quest’orribile forma di schiavitù, non istituendo un nuovo padrone che lucri sui loro corpi.
Non è nascondendo il mestiere più antico del mondo in case chiuse, che si risolve il problema.»