VALUTAZIONI POLITICHE SU VERONA di Mario Adinolfi
Finalmente si può parlare del Congresso di Verona potendo commentare le parole effettivamente pronunciate, lasciando da parte i sentito dire, ed è un bel sollievo: basta dietrologie e spazio alla valutazioni su quanto si è affermato. Belli gli interventi di Giuseppe Cruciani e Maria Giovanna Maglie, applauditissimi dalla platea. Conosco Giuseppe da un quarto di secolo, meno la Maglie, sono comunque due giornalisti estremamente intelligenti. Sono due libertari a tutto tondo ed è un po’ curioso che siano le star del Congresso della famiglia naturale, a cui credono poco per loro evidente ammissione.
Sono in sostanza andati a dire che tutti, persino coloro che credono nella famiglia, devono avere diritto di parola. Non proprio concetti originalissimi per cui spellarsi le mani, ma certamente pronunciati con la dovuta passione e certamente anche con personale convinzione. Con Cruciani ho ormai assommato decine di siparietti radiofonici, ospite della sua Zanzara che è una trasmissione non proprio per educande, mi ricordo che spesso coloro che a Verona hanno applaudito allora mi rimproveravano con nettezza, alcuni dicendo addirittura che Cruciani era una sorta di indemoniato. Lieto che abbiano cambiato idea. Si parla con tutti.
Veniamo però al piatto forte di Verona: i politici. Abbiamo visto in scena la maggioranza gialloverde. Luca Zaia per la Lega e, un po’ a sorpresa, la senatrice Tiziana Drago del M5S. Il Popolo della Famiglia come si sa non partecipa al Congresso di Verona proprio per il legame evidente e troppo stretto che si è voluto creare con un governo la cui azione noi giudichiamo molto negativamente. Consideriamo un errore gravissimo schiacciare le istanze pro-family in un angolo estremo dello scacchiere politico, quando le forze al governo hanno in tutta evidenza ignorato le politiche a favore della famiglia, limitandosi a qualche slogan facendoci poi ritrovare invece con la triptorelina liberamente prescrivibile e gratuita, oltre che con la legge sull’eutanasia già in discussione alla Camera con un relatore leghista e uno grillino. Ci aspettavamo di vedere a Verona solo esponenti leghisti e invece, dopo una serie di dichiarazioni pesantissime di Di Maio e di Spadafora, a sorpresa dopo Zaia ha parlato anche la Drago. Cosa hanno detto? Niente. Sono stati l’esempio vivente di quel politically correct contro cui Verona, almeno in teoria, voleva provare a dire qualcosa. Zaia ha detto testualmente “l’omofobia è una patologia, non l’omosessualità” e l’ha detto prima al Corriere della Sera e pure dal palco, per poi schierarsi a favore della legge 194 e infine lanciandosi in un confuso rimbrotto sul bigottismo in qualche modo rivolto al vescovo Zenti. La Drago invece è andata dritta a difendere la legge Cirinnà, spiegando che le unioni civili sono irreversibili. Considerando che sia Zaia che il M5S sono favorevoli all’eutanasia, non vogliamo immaginare quale piattino verrà servito ai prolife in un futuro non troppo lontano. Qualcuno tra qualche mese forse si ricorderà che il Popolo della Famiglia, almeno, aveva avvertito. Stefano Bataloni, biologo che segue il congresso e sostenitore dello stesso, ha scritto che “va dato atto agli amici del PdF che i politici intervenuti hanno prestato un pessimo servizio alla causa della tutela della famiglia naturale”.
Siamo solo all’inizio. Sfileranno i ministri leghisti con la Meloni e saranno osannati, in un clima che sarà reso pesante dalla pessima “contromanifestazione” delle femministe davanti alla Gran Guardia. Ma Matteo Salvini è esattamente quello che vuole: una feroce contrapposizione ideologica in cui lui poi orchestra le voci di Zaia e magari Bongiorno a far da contraltare a quelle di Fontana e magari Bussetti, in modo da coprire lo spettro più ampio possibile di elettorato sfruttando la condizione di tensione causata dalla stupidità delle Non una di meno. Poi fa chiudere tutto con la marcia domenicale supportata ad arte dal drappello di Forza Nuova, in maniera che la contrapposizione tra opposti estremismi consenta la massima copertura mediatica al tutto. Chi ha da guadagnarci? Non certo le istanze prolife, che nelle dimensioni dell’estremismo in cui sono raffigurate nei video che stanno circolando (titolo più blando “i gay vanno all’inferno”) hanno solo da perderci. Ci guadagna e tanto la Lega perché Salvini (con Meloni) al sabato si lancerà in splendide promesse, poi dirà che aborto e unioni civili non si toccano entro le 24 ore successive, il tutto sarà shakerato dall’ottimo (per la comunicazione) contudentismo delle due manifestazioni contrapposte e chi è al potere ne ricaverà un ampliamento dei livelli di consenso, perché così potrà attirare sia gli esagitati che i più moderati, sui cui tasti saprà martellare ripetendo che lui è quello che fa le cose. Fa di tutto, tranne che serie politiche per la famiglia. Altrimenti porterebbe in Parlamento dalla settimana prossima il reddito di maternità, che tra l’altro dal 3 aprile grazie all’operoso e silenzioso lavoro per le strade del PdF sarà una concreta opzione legislativa.
Ci auguriamo di sbagliarci su tutto, speriamo che i politici smettano di essere ambigui, che il governo si metta davvero a fare provvedimenti a favore della famiglia, che vengano spazzate via triptorelina e eutanasia, che Salvini esca dalla sindrome del colpo al cerchio e l’altro alla botte, che tutto questo non sia solo un circo messo su con tanti, tanti soldi di oscura provenienza ad uso e consumo di una decisiva campagna elettorale. Speriamo che le istanze prolife escano dall’angolo della contrapposizione ideologica e scendano per le strade dell’incontro popolare con le necessità concrete delle famiglie italiane, secondo il dettato splendido della Costituzione repubblicana. Speriamo davvero che alla fine non restino come discorsi migliori e più applauditi quelli di Cruciani e della Maglie, due che alla famiglia naturale non credono e ci considerano bizzarri reperti di un tempo che fu, a cui però benignamente concedere libertà di parola. Questo è il tempo di andare oltre le parole vuote e ideologiche.
Buon congresso a tutti a Verona. Sapendo che dopo marzo, viene aprile. C’è un domani, da costruire il più possibile insieme.