VAJONT di Mario Adinolfi

“Non si vedono gli effetti delle misure di contenimento, in Cina dove è stato usato tutt’altro vigore, ci sono volute sei settimane per vedere un rallentamento”. I virologi ce lo dicono anche oggi, ma facciamo finta di niente. Perché? Perché non stiamo adottando nessuna reale misura di contenimento. 15 giorni fa il governo si rendeva conto dell’emergenza coronavirus, c’erano tre ricoverati allo Spallanzani e si trovò il caso di Codogno.
In 15 giorni siamo arrivati a 5.000 casi sintomatici e non cerchiamo gli asintomatici, che sono decine di migliaia di bombe virali lanciate da Roma in su. Bisogna procedere rapidamente con il lockdown coercitivo degli over 65 nel centronord (esercito per le strade e chi esce viene ricondotto a casa in autoisolamento e sostenuto nell’approvvigionamento dai comuni), chiusura di ogni forma di evento pubblico (sì, compreso il campionato di calcio, le partite “a porte chiuse” sono comunque eventi da duecento persone in un luogo, non ce le possiamo permettere e comunque al primo positivo nello staff di una squadra andranno tutti in quarantena, meglio chiuderla qui e ritirarci anche dalle coppe europee), consegna di tessere con orario ripartito per andare in supermercati o centri commerciali perché gli assembramenti da weekend saranno letali. Il governo invece procede assumendo infermieri e richiamando i medici pensionati: in sostanza lavora pensando di poter evitare la tragedia del Vajont agendo a valle, anziché fermare la causa della mortifera tracimazione, che è a monte. Le conseguenze terrificanti di questa clamorosamente idiota inversione dei fattori le vedremo tra 15 giorni.