FARSI NEUTRALI PER ARRIVARE ALLA PACE di Mario Adinolfi
Ho dovuto attraversare negli ultimi anni la cecità di dibattiti inferociti tra tifosi, provando con sempre maggiore difficoltà (ma senza mai cedere) a portare una parola di ragionevolezza che alla fine ha prevalso. Sui social scatta però sempre il fattore derby, con tifosi degli argomenti polarizzati che si schierano e non ragionano mai. Spieghi loro che il ddl Zan non potrà mai essere approvato per ragioni logico-giuridiche che si sposeranno con quelle politiche? Niente, tocca andare per mesi in tv e beccarsi sorrisini e insulti da Luxuria, finché il ddl Zan non affonda. E sul “referendum eutanasia”? Siamo andati a fronteggiare Marco Cappato fin sulle scale della Corte di Cassazione, fisicamente, accolti da frizzi e lazzi, per spiegare che il quesito era un imbroglio irricevibile dalla Corte costituzionale.
Anche lì, mesi di insulti sui social, ma avevamo ragione noi. E la Corte costituzionale ha rigettato il quesito. Quanto alla battaglia sulla follia del mix super green pass e obbligo vaccinale come soluzione al contagio Covid, abbiamo visto persino i virologi che ci contestavano in tv passare armi e bagagli dalla nostra parte perché è troppo evidente che il green pass è solo un mezzo politico di controllo sociale e non altro. Le nostre bandiere in piazza hanno testimoniato un altro passaggio di ragionevolezza che si conclude con una vittoria e il tramonto della stagione del green pass e dell’obbligo.
Ora i social si sono messi a tifare Ucraina nella nota contesa bellica che contrappone Putin a Zelensky. L’argomento è: “Putin è l’invasore, è un pazzo come Hitler, va fermato, schieriamoci con l’Ucraina che è democratica come noi, sta resistendo nel nome dei nostri valori”. Trascuro il fatto che la fine dell’URSS nel dicembre 1991 ha fatto nascere 15 nazioni indipendenti e che questo potesse avvenire in maniera indolore era da mondo dei sogni e infatti da trent’anni assistiamo a conflitti da cui ci siamo tenuti alla larga (Cecenia, Georgia, Ossezia, Transnistria, Crimea, Donbass…) perché figli dell’assestamento postsovietico. Trump lo aveva capito bene, perché isolazionista, non Biden che come tutti i presidenti democratici ha un’attitudine guerrafondaia e interventista. La presidenza Biden è una vera iattura e gli imbrogli del figlio in terra ucraina non aiutano. Fatto sta che la sobillazione americana e la questione Nato ha certamente provocato l’irrigidimento putiniano e la decisione di risolvere la guerra a bassa intensità nel Donbass attiva dal 2014 con uno show-down militare come l’invasione dell’Ucraina per spiegare che la NATO ai confini di casa la Russia la rifiuta perché la Russia va trattata da superpotenza avendo la valigetta nucleare. Disinteressati alle conseguenze, americani ed europei hanno alimentato l’idea di essere in guerra contro il Male per interposta Ucraina, armandola fino ai denti e consentendo una resistenza durata un mese. È chiaro a tutti che se Putin calcasse la mano dal cielo l’Ucraina sarebbe polverizzata in due settimane e non a caso Zelensky implora la no fly zone e le armi contraeree per abbattere i caccia russi. Su questo qualcuno ha fatto capire che sarebbe l’innesco per la terza guerra mondiale. E grazie a Dio ci si è fermati.
In tv, in radio, nel dibattito pubblico ho provato a portare un po’ di ragionevolezza ripetendo che questa guerra ha un’origine nelle malefatte naziste compiute prevalentemente dagli ucraini nel Donbass, colpevoli quanto il Putin invasore del 2022. Non ci sono i buoni e i cattivi. Ci sono due autocrati che lottano per l’affermazione del proprio potere. Zelensky è più telegenico, ma ha chiuso tutti gli 11 partiti di opposizione e ridotto le tv a una sola da lui personalmente controllata. Putin ha una tv che in confronto a quella ucraina è pluralista e non chiude i partiti a lui contrari, ma certo non è semplice fare opposizione allo zar, che autocrate è e autocrate resta. Con formazione nel KGB peraltro. Nessuna guerreggia in Ucraina dalla parte del giusto: l’obiettivo da ottenere è ora la pace. Prima il cessate il fuoco e poi la pace definitiva. Per liberare i civili dalla morsa sempre oscena delle azioni militari, offensive e “difensive”, il cui prezzo principale lo pagano comunque i ragazzi russi: ne sono morti 16.600 in un mese, in prevalenza poco più che ventenni (fonte governo ucraino). Per loro neanche una preghiera. Kiev e l’Onu concordano sulla morte di 1.300 civili ucraini (un 10% minori) con la tragedia ulteriore di 3.800.000 tra profughi e sfollati.
Anche davanti a questi numeri si può solo chiedere la pace, subito. Ma per farla occorre farsi neutrali e rimuovere qualche scemenza da social. Bisogna negare ad esempio l’equiparazione tra Putin e Hitler. Perché se Putin fosse Hitler, cioè un folle sterminatore di popoli in nome della superiorità dell’etnia russa, andrei io stesso a combatterlo fucile in mano. Ma Putin non è Hitler, è un erede degli zar e dei segretari generali del PCUS: non il mio ideale di politico, ma un punto d’equilibrio nella regione. Allo stesso tempo Zelensky non combatte per i miei valori, è un autocrate anche lui che si serve della capacità militare dei nazi del battaglione Azov, che non sono “lettori di Kant” come voleva convincerci Ezio Mauro su Repubblica (gruppo Gedi, proprietà Exor, tra i fornitori di mezzi militari ad Iva graziosamente azzerata per volontà del governo Draghi). Zelensky recita la sua parte e non voglio fare il burattino nel suo spettacolo. Ma voglio la pace per la sua gente.
Se recuperiamo neutralità possiamo essere il territorio dove innervare seriamente i colloqui. Papa Francesco è l’unico leader che si è battuto davvero per la pace in questo mese, in tv ho insistito sempre a ricordare tutti i suoi passaggi umili e profetici, dall’andare a bussare all’ambasciata russa fino alla solenne consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. L’Italia di Draghi però sta isolando il Papa, i suoi discorsi più improntati alla condanna dell’uso delle armi sono censurati dalla Rai governativa, dove si sa che possono essere pagati solo gli interventi di guerrafondai filoucraini. Invece l’Italia proprio poggiando sul Papa dovrebbe svolgere una ruolo di recuperata neutralità per spostare dalla Turchia a Roma il baricentro dei colloqui di pace, che Erdogan con furbizia ottomana si è subito accaparrato. Ma Erdogan è islamista amico di Putin e preferirei vederlo sostituito da Kirill che insieme a Francesco a Roma potrebbero garantire massimo spazio di garanzia per un percorso che conduca ad una pace vera e duratura.
Vado ripetendo queste cose in tutti gli spazi che mi vengono offerti. Sulle altre battaglie, alla fine la ragionevolezza ha vinto. Confido possa accadere anche questa volta, perché non mi sono seduto tra i tifosi capre che “non sanno un cazzo” (autocitazione da Zona Bianca, rivolta a un collega ignorante), ma mi sono preso i miei insulti provando semplicemente ancora una volta a ragionare senza schemi precostituiti.