CORONAVIRUS, LOCKDOWN O SONO GUAI di Mario Adinolfi
L’ultimo dato disponibile sull’espansione del coronavirus in Italia spiega che il numero di contagiati cresce del 25% al giorno. Molti si fanno impressionare dal numero di morti o consolare dal numero di guariti, ma è la curva dei contagiati quella che conta e cresce a un tasso maggiore rispetto a quello cinese nel momento di massima crisi a Wuhan. Peraltro noi pratichiamo i tamponi solo ai sintomatici, quindi con ogni probabilità i portatori di coronavirus non sono quattromila ma almeno dieci volte tanto.
Abbiamo più volte spiegato che la questione per cui siamo davanti a un’emergenza nazionale non risiede nella letalità del virus (muoiono e moriranno in tanti, ma davvero pochi di più di una pesante influenza) quanto la sua contagiosità. Quando il governo fino al 23 febbraio faceva circolare lo spot con Michele Mirabella che proclamava “non è affatto facile il contagio” dimostrava di non aver capito niente di quel che stava accadendo. Da allora il ministro Speranza e il premier Conte si sono attorniati di una serie di consulenti tecnici, primo tra tutti Walter Ricciardi dell’Organizzazione mondiale della Sanità, per provare a capire qualcosa e sono stati poi presi una serie di provvedimenti, alcuni coercitivi (il più clamoroso, la chiusura delle scuole) altri che sono rimasti a livello di raccomandazione ai cittadini (autoisolamento per gli anziani, non toccarsi, non ritrovarsi in assembramenti).
Se la prima settimana di marzo dovesse chiudersi, come sarà, ben oltre i cinquemila contagiati con la curva di crescita del 25% al giorno, una semplice calcolatrice vi dimostrerà che a fine mese avremo un milione di contagiati in Italia. Abbiamo detto che la questione non è la letalità del virus (ci sarebbero comunque trentamila morti però) ma la contagiosità: con un milione di ammalati, centomila avrebbero bisogno di assistenza alla ventilazione e cinquantamila di un letto in terapia intensiva. I letti sono poco più di cinquemila in Italia e il sistema sanitario nazionale a fine mese sarebbe dunque al collasso.
Poiché queste cifre non sono contestabili, c’è una sola cosa da fare e lo spieghiamo dal 20 febbraio: il lockdown alla cinese. La regione di Wuhan ha ora un tasso di crescita dei contagiati molto basso e dopo aver costruito sedici nuovi ospedali in un mese finalmente ne ha dismesso il primo. Noi dobbiamo chiudere in autoisolamento la popolazione over 65 del centro nord (da Roma in su per capirci) da subito, per poi probabilmente arrivare a una settimana di isolamento dell’intera popolazione delle dodici regioni a maggiore diffusione del coronavirus. Solo la drastica diminuzione dei contatti sociali eviterà il sovraccarico dei reparti di terapia intensiva. I comuni devono da subito attrezzarsi per supportare con le proprie strutture le condizioni di isolamento delle famiglie italiane, per approvvigionare di cibo e generi di prima necessità.
Le “raccomandazioni” del governo sono invece del tutto disattese. Vedo a Roma camminare tranquillamente migliaia di anziani che dovrebbero invece stare a casa, affollare gli autobus dell’atac che sono vere e proprie bombe virali, maneggiare quattrini nei supermercati e nei negozi che sono ancora tutti aperti favorendo così una diffusione del virus che altro non baciarsi…
Le linee guida del governo Conte non vengono vissute come coercitive perché in realtà non lo sono, sono acqua fresca e proprio questo lassismo trasformerà in una necessità il lockdown duro secondo il modello cinese. Prima accetteremo questa necessità, più breve sarà il lockdown. Ho paura che invece lo capiremo troppo tardi, quando forse i buoi saranno scappati dalla stalla, perché questo governo ha la tendenza a intervenire solo dopo che il danno è stato irrimediabilmente prodotto.
C’è chi dice che il lockdown metterebbe in ginocchio l’economia e che il diritto alla salute non deve pregiudicare il cuore dei meccanismi produttivi del Paese. Chi lo dice non capisce che le due cose marciano insieme: ledendo il diritto alla salute in maniera così miope, si danneggerà l’economia molto di più rispetto ad un intervento drastico ma mirato e temporalmente contingentato, da prendere però immediatamente.
Il medico pietoso sta facendo giorno dopo giorno più purulenta questa piaga. Davvero è tempo che al governo giunga una seria invocazione a muoversi duramente. Scrivo questo articolo dalla mia postazione di autoisolamento in casa a Roma, dopo aver cancellato tutte le date della mia convegnistica del mese di marzo e avendo pagato dunque anche sul piano personale ed economico quel che c’è da pagare. La mia famiglia è in casa con me, le bimbe non vanno a scuola, la spesa riesco a farmela portare tramite una app. Il lockdown si può fare: deve essere coercitivo e garantito mettendo in campo se necessario anche l’esercito. Facciamo presto, fate presto, spinga dal Quirinale signor presidente della Repubblica, altrimenti all’insipienza pietosa di questi governanti come italiani pagheremo un prezzo enorme.