Citare De Gasperi è sempre un modo autorevole per accreditare un pensiero in tempi difficili come questi: l’appello lanciato dallo statista trentino durante il Congresso di Napoli della Democrazia Cristiana del 1953 risulta di estrema attualità e cercherò di spiegarvi perché. Ai tempi del cosiddetto “partito unico dei cattolici” la presenza dei cristiani, nella vita pubblica del paese, era riconoscibile e riconosciuta grazie ad una straordinaria capacità organizzativa, animata da una precisa guida ecclesiale, che si traduceva in consensi elettorali tangibili e maggioritari. Eppure, al termine degli anni di governo della cosiddetta “stagione degasperiana”, il leader cattolico ebbe premura di invitare i vari capicorrente della Dc a non dissipare il patrimonio costruito nel dopoguerra a causa di faide interne personalistiche e animate da semplici necessità di equilibri di potere. Aveva ben chiaro De Gasperi che perdere la straordinaria capacità di sintesi, caratterizzata dalla sua leadership, avrebbe voluto dire dividersi e rendere di conseguenza maggioritaria nel paese l’alternativa comunista.
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