Mario Adinolfi: Perchè mi candido a sindaco di Ventotene di Mario Adinolfi
Ala fine degli Anni Ottanta con i miei amici di liceo scrivevamo un film che si apriva con uno di noi che faceva la verticale sulle strade con le case color pastello di Ventotene. Nel 1995 Paolo Virzì girava a Ventotene il più importante film italiano degli ultimi trent’anni: Ferie d’Agosto (con lo strepitoso e mai abbastanza compianto Ennio Fantastichini che grida al post-comunista Silvio Orlando: “La verità è che voi intellettuali nun ce state a capì più un cazzo, ma da mò”). Nel 2017 volevo candidarmi sindaco di Ventotene e non l’ho fatto. Qualche giorno fa a quegli amici del liceo, con cui oggi gioco ancora a Fantacalcio, l’ho detto: ragazzi, mi candido sindaco a Ventotene. Volete sapere perché?
Perché Ventotene è l’Italia, la raffigura perfettamente. Un lembo di terra nel cuore del mediterraneo, carico di millenni di storia dai Greci e Romani al carcere degli antifascisti al Manifesto per gli Stati Uniti d’Europa, dotato dalla natura di una bellezza che toglie il fiato, perfetto per una vacanza, dove si mangia con cibo adatto agli dei e la sera si può far l’amore davanti a panorami unici al mondo. Si può, ma evidentemente lo si fa poco perché a Ventotene le morti sono il triplo delle nascite; la scuola elementare ha una sola classe con un pugno di bambini; la scuola media ha due allievi; le superiori non ci sono, bisogna andar via dall’isola per frequentarle. La sanità non esiste. Il sistema pubblico arranca su tutto, mancano gli addetti. Turismo ce n’è, ma pochissimo rispetto al potenziale, arrivano panfili di miliardari ma attraccano in porto solo per “rubarci l’acqua”, mancano alberghi per attrarre la clientela più ricca, tra ottobre e Maggio quei pochi che ci sono chiudono proprio e l’isola progressivamente si desertifica pronta a rivitalizzarsi solo nel trimestre estivo, quando a prezzi salati si carpiscono dai visitatori le risorse che serviranno poi per sopravvivere tutto l’anno. Questo ciclo è sorvegliato da una politica che bada alla gestione intangibile dello status quo: un’unica cricca suddivisa in fazioni, tra loro rissosissime, interessate a trangugiare quel po’ di ciccia rimasta attaccata all’osso. Ventotene, Italia. Ditemi se non è vero che, nel piccolo, l’isola ripropone tutti interi i problemi e le opportunità dell’Italia. Di qui la mia passione per questo posto.
Un giornalista molto famoso, venuto a conoscenza della mia corsa a sindaco in singolare coincidenza con la strampalata candidatura del Partito Gay (che non ha militanti quindi, a differenza del Popolo della Famiglia che è presente in decine di città d’Italia con le sue liste, è sulla scheda solo in sette borghi sotto i mille abitanti perché non bisogna raccogliere firme per candidarsi a sindaco), mi ha chiesto: “Che vai a fare a Ventotene? A dire che il sesso tra gay porta a malattie e all’eutanasia?”. Gli ho risposto: “Mi piacerebbe avere un piccolo contesto dove sperimentare l’idea società che ha in mente il Popolo della Famiglia: i matrimoni aumentano e non diminuiscono, i neonati sono il doppio dei morti, l’aborto è cancellato dal reddito di maternità, le scuole aumentano le classi invece di chiuderle, la sanità cura (grazie a una piramide demografica finalmente naturale) senza problemi malati e anziani, il turismo diventa ricchezza prodotta dodici mesi l’anno con strutture adeguate, il Pnrr viene usato per rafforzare le strutture pubbliche, migliorare la viabilità con un servizio decente di trasporto pubblico locale, mettere sotto controllo il dissesto idrogeologico che provoca continue frane, gestire in maniera appropriata il ciclo dei rifiuti, far arrivare la fibra per una fruizione internet adatta al ventunesimo secolo, ristrutturare ciò che andrebbe demolito per dare abitazione alle 50 giovani coppie da far sposare in Santa Candida o in piazza Castello davanti al Municipio per far dei nubendi nuovi residenti, azzerare le infinite barriere architettoniche e rendere il luogo pienamente fruibile in sicurezza a bambini, anziani, disabili. Una società così è più felice o peggiore? Ventotene sarà un esperimento sociale e ci darà la risposta”. Il giornalista molto famoso s’è ammutolito.
Vado a far questo insomma. Chiedo ai residenti di Ventotene di compiere un gesto coraggiosissimo: abbandonare la mera rissosa ordinaria gestione dell’esistente e regalarsi una finestra affacciata sul futuro. Leggevo il programma fotocopiato del Partito Gay (una pappardella in pieno stile frocesco senza neanche mezza proposta pensata per l’isola, un fogliettino da gay Pride dove spicca la “prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili”…ma dove, a Ventotene, età media dei residenti 65 anni?) e pensavo ai danni che fa l’ideologia, ti rende una persona totalmente scollegata dalla realtà. Ma è un danno anche l’iperrealismo concretista del sindaco uscente, il notaio beneventano Santomauro, come del suo rivale, il 75enne pensionato Caputo, in rappresentanza delle famiglie acerrime nemiche dell’uscente dopo essere state sue alleate. A Ventotene (e in realtà all’Italia) serve una visione, serve immaginarsi da qui a vent’anni, serve un Progetto 2042. Io ce l’ho, il Popolo della Famiglia ce l’ha e su questo chiede il voto ai residenti di Ventotene come agli italiani tutti.
Sarà durissima. Chi conosce i piccoli contesti sa che il voto è totalmente controllato. Appena sbarcato a Ventotene, mentre iniziavo la campagna elettorale casa per casa con la mia brava spilletta del PdF al bavero, la prima signora bionda che ho incontrato mi ha detto: “Non sono più residente a Ventotene e uno dei giorni più belli della mia vita è stata quando a Roma, la mia nuova residenza, sono andata a votare per le comunali potendo scegliere liberamente a chi dare il mio voto. A Ventotene alle comunali è impossibile”. Non mi stupisco e neanche particolarmente giudico questo metodo che pure ha caratteri paramafiosi. So che è così, lo sapevo prima di candidarmi, quindi non lo accamperò a scusante anche se il rischio di chiudere la campagna con zero voti nel carniere c’è. Corro il rischio perché punto sul desiderio di spiccare il volo dell’essere umano. Il nostro programma è il migliore e porterebbe l’attenzione di tutto il mondo su un esperimento sociale senza precedenti in Europa: ripopolare un territorio che pare votato all’estinzione e dimostrare che non è vero il dogma neomalthusiano del “meno semo, mejo stamo”, ma anzi è la famiglia numerosa, la vita, i bambini amati e gli anziani curati (non l’aborto e l’eutanasia) a rendere felice oltre che più ricco un popolo.
Se non sarà nel 2022, tornerò. Il progetto si realizzerà, magari nel 2027 o nel 2032. E, comunque, Ventotene sarà il mio ultimo indirizzo. Sarà congruo entrare nella morte ad occhi aperti, guardando quel mare e quegli infiniti spazi all’orizzonte che sono lì per farci ringraziare Dio di aver donato tanta bellezza a noi e alla nostra vita. Se avete amici residenti a Ventotene, chiedete loro di fare una croce sul simbolo del Popolo della Famiglia domenica 12 giugno. Spero di aver spiegato bene il perché.