ADINOLFI (PDF): LA LOBBY LGBT COLPISCE GATTUSO
COMUNICATO STAMPA – 04/06/2022
PdF Padova “Inaccettabile violenza sulla libertà di pensiero”
Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, interviene nella querelle tra l’allenatore Rino Gattuso e i tifosi del Valencia, sua nuova squadra, che lo accusano per alcune frasi pronunciate tra il 2008 e il 2013: “La violenza che sta subendo Gattuso, perseguitato per alcune frasi ritenute omofobe pronunciate anni fa, racconta ancora la prepotenza della lobby Lgbt che negli USA è già riuscita a emarginare ogni dissenziente, ora ci prova anche in Europa. Ma il libero pensiero non si opprime”.
Adinolfi conclude: “In Italia si respira lo stesso clima di oppressione, c’è addirittura un paradossale Partito Gay che distribuisce patenti di democraticità agli avversari politici, mettendone al bando alcuni. Tutto questo è francamente insopportabile, il 12 giugno gli italiani hanno in mano il voto al Popolo della Famiglia come strumento per dire basta a queste prepotenze. Lo utilizzino”. Il Popolo della Famiglia di Padova sottolinea “Anche a Padova la libertà di pensiero è messa in discussione quando si esprime in contrasto all’ideologia che prende decisioni seguendo i campanellini LGBT, come ad esempio nelle scuole. L’adozione di cosiddette “CARRIERE ALIAS” in alcuni istituti scolastici padovani, che consente ai richiedenti di scegliere il nome e il sesso che più rappresenta il “nuovo modo” di sentirsi, rappresenta un illecito da parte delle scuole, che si intestano il diritto di effettuare variazioni anagrafiche/amministrative anche sui dati di studenti minorenni. Non ci risulta che il MIUR abbia mai dato indicazioni in questo senso, anzi sottolineiamo l’irregolarità della modifica dei dati anagrafici, che non è di competenza delle scuole. Esprimere un parere contrario a simili iniziative ideologiche equivale però ad essere identificati come omofobi dal mondo LGBT. Noi non ci stiamo, e chiediamo ai genitori di attivarsi per evitare il ripetersi in altre scuole dell’introduzione di simili iniziative, approvate dagli istituti con labili motivazioni e dettate unicamente dalla scusa di mettere in evidenza il valore della diversità. Smettiamo di creare categorie di persone, perché sono le persone a contare, non le diversità”.