I TEMI ETICI NON SONO POLITICI? di Mario Adinolfi

Al fondo della nettissima vittoria di Stefano Bonaccini alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna e all’altrettanto netta sconfitta del Popolo della Famiglia, compare un interrogativo: i temi etici non sono ormai più temi politici? La domanda sorge perché il PdF ha posto come argomento centrale della propria campagna elettorale la questione del Nipt gratuito.

Chi legge La Croce sa che il 15 gennaio scorso, ad appena dieci giorni dal voto, Bonaccini ha inaugurato la sperimentazione a Bologna del test non invasivo per donne in stato di gravidanza finalizzato ad individuare le alterazioni cromosomiche nei nascituri. Sono test costosissimi che vengono presi in carico da Regione Emilia Romagna per ora solo a Bologna, ma Bonaccini aveva promesso che in caso di vittoria avrebbe esteso la gratuità a tutto il territorio regionale. Ora ha vinto e così farà.

Cosa ha provato a spiegare il Popolo della Famiglia? Che spendere decine di milioni di euro delle casse pubbliche per avviare una pratica generalizzata di selezione eugenetica finalizzata alla soppressione dei nascituri down era una scelta di stampo nazista. Il Nipt senza ombra di dubbio ha quella finalità: è stato reso gratuito in Islanda e in Danimarca a seguito del programma governativo “Down Syndrome free” ottenendo nell’ultimo quinquennio la soppressione del 100% in Islanda e del 98% in Danimarca dei nascituri down individuati dal test. Non sto a dire che per un cattolico tale comportamento e anche tale scelte politica di impiego delle risorse pubbliche dovrebbe implicare una immediata presa di distanza. Ma anche per chiunque abbia un minimo a cuore la sorte dei bambini down, al di là di qualsiasi orientamento religioso, un governatore che avvia questo tipo di “sperimentazioni” dovrebbe risultare immediatamente invotabile.

Invece Bonaccini è stato votato da una marea di cattolici e ha stravinto le elezioni. Il Popolo della Famiglia ha raccolto il consenso di poche migliaia di irriducibili. Eppure il tema mi sembra di enorme rilevanza valoriale, non dovrebbe esserci sacerdote che non senta la coscienza rimordere contro il voto a favore di una classe dirigente che vara politiche di questo tipo contro la vita. E poi c’erano Bibbiano, la farlocca legge sulla omotransnegatività, i finanziamenti per far entrare le teorie gender nelle scuole o la nostra proposta sul reddito di maternità che ridurrebbe drasticamente il ricorso all’aborto, sullo sfondo la questione cannabis o quella eutanasia. Insomma, sui temi etici la contrapposizione era visibile e chiara, anche urgente per certi versi. In pochissimi però hanno scelto di votare in base a questi temi.

Ci sarà stata anche una debolezza comunicativa da parte del Popolo della Famiglia, sicuramente è tra i nostri limiti. Ma è possibile che neanche più i cattolici avvertano alcune questioni come centrali per l’orientamento del proprio voto? Davvero si può tranquillamente votare per chi cancellerà le nascite di bambini down sull’intero territorio dell’Emilia Romagna, in cambio di una qualche efficienza burocratica della pubblica amministrazione regionale e di un Pil che cresce più che altrove?

Io non riesco a credere che il terreno della politica non abbia più alcun addentellato con i temi etici, perché poi su questi temi è la politica che decide e l’orientamento del voto diventa un passaggio decisivo. Per questo come Popolo della Famiglia andremo avanti e non rinunceremo: il 5 febbraio saremo davanti al tribunale di Massa per chiedere la condanna di Marco Cappato al processo sulla morte di Davide Trentini avvenuta per suicidio assistito, con una modalità che non rispetta neanche i “paletti” posti dalla Corte Costituzionale con la sentenza 241 del 2019 che ha parzialmente depenalizzato l’articolo 580 del codice penale, quello sull’aiuto al suicidio.

E così continueremo a presidiare nel campo politico il dibattito su tutti i temi etici, chiedendo in primis ai cattolici di questo Paese se si sono definitivamente arresi o se hanno ancora voglia di affermare dei principi che non sono religiosi, sono umani. Togliere loro rilevanza politica, affogarli nell’indifferenza e nell’indifferenzialismo, equivale a proclamare una resa. E dopo averla proclamata, nessuno si azzardi a protestare quando l’ombra infernale dei provvedimenti contro la vita e contro la famiglia avrà ghermito indissolubilmente la nostra società.