IL COLPO D’ALA di Mario Adinolfi
Cosa serve ora al Paese? La domanda va posta e merita un ragionamento articolato fuori dalle tifoserie oltre che dal calcolo di interessi di parte, perché è troppo evidente che così il Paese non funziona, non va da nessuna parte. Da un quarto di secolo assistiamo al tentativo delle leadership più forti di trasformarsi in leadership assolute “con pieni poteri”: Berlusconi, Renzi, Salvini sono accomunati sia da questa ambizione che dal medesimo destino. Se vuoi comandare solo tu, tutte le altre forze si organizzano e ti buttano giù. Non è necessariamente un male (i tifosi dicono che è bene se viene buttato giù Renzi, ma è male se accade con Salvini, e viceversa: ecco l’atteggiamento del tifoso è quello da evitare, in un ragionamento intellettualmente onesto). La nostra Costituzione è costruita per impedire l’uomo solo al comando, ma come si fa a evitare l’inevitabile deficit di efficienza?
Se c’è un bene in una crisi è che la parola stessa impone la necessità di una scelta. Ora si rincorrono formule ridicole: governo istituzionale, governo di legislatura, governo politico forte. Dopo aver vissuto un anno di giuramenti sul “governo del cambiamento” che “durerà cinque anni” e si è arenato dopo uno, è troppo chiaro che qualsiasi etichetta è vuota e si piegherà alle esigenze politiche. Ci sono delle cose che però vanno assolutamente fatte e la prima ha a che fare con l’apparente dicotomia tra efficienza di sistema e evitare tutto il potere a un uomo solo. La risposta a noi popolari sturziani appare davvero ovvia: legge proporzionale pura, quella su cui il sistema ha retto per mezzo secolo fino a Berlusconi, con una stabilità politica sostanziale (financo eccessiva, motivata anche dalle condizioni storiche dell’Europa divisa in blocchi) senza però consentire a nessun singolo per quanto carismatico di accorpare su di sé i “pieni poteri”. Appena Craxi ci provò con l’idea presidenzialista venne prima messo ai margini, poi azzerato. Non a caso i brigatisti videro nel proporzionale rinnovato proposto da Roberto Ruffilli con la cosiddetta riforma del “cittadino arbitro” (proporzionale pura e premio di coalizione per governare) il pericolo maggiore perché avrebbe garantito efficienza e insieme stabilità. I brigatisti del Partito comunista combattente volevano instabilità e caos, quindi lo uccisero.
Da questa lezione che politicamente noi del Popolo della Famiglia vogliamo vivificare, che va da Sturzo a Ruffilli in una secolare unità di proposte, l’Italia non può che apprendere una evidenza: la necessità di tornare al proporzionale puro, eventualmente con un premio di coalizione, per garantire massimo di rappresentanza e insieme efficienza di governo, scongiurando per sempre il rischio di uomini soli al comando. Questa crisi, diciamolo chiaramente, nasce per il delirio salviniano dei pieni poteri. Come ho detto sono stati affetti da deliri simili Renzi e Berlusconi. Dopo un quarto di secolo di errori sempre uguali, la risposta alla crisi non può essere occasionale, cioè qualcosa che nasce semplicemente dal “tutti contro Salvini” come in passato si è fatto con il “tutti contro Renzi” e il “tutti contro Berlusconi” (ricordate il tragico governo dell’Unione di Romano Prodi, con Dini e Turigliatto, Mastella e Bertinotti alleati?). Ora serve davvero il colpo d’ala, serve tornare a Sturzo e Ruffilli, per utilizzare questa crisi per stabilizzare definitivamente il Paese e dargli allo stesso tempo massima efficienza.
Mattarella dia l’incarico a un presidente del
Consiglio in grado di impegnarsi su una riforma elettorale che riporti il Paese alla sua stagione migliore, innovando se necessario con il premio di coalizione ideato da Ruffilli su un impianto però di proporzionale pura, perché ogni sbarramento introduce elementi di maggioritario che distorcono gli effetti di sistema. Dal Mattarellum al Porcellum al Rosatellum con gli sbarramenti e i mix proporzionale-maggioritario abbiamo sempre generato instabilità credendo di costruire stabilità, in più sono nate opzioni personalistiche che hanno provocato giusto rigetto perché incompatibili con il nostro assetto costituzionale. Ora variamo un governo che chiuda questo quarto di secolo di confusione e di leggi elettorali piegate agli interessi di parte, eviti alle famiglie italiane un aumento dell’Iva che pagherebbero sui consumi, vari una finanziaria capace di ripartire proprio dalla famiglia e dalla risposta alla principale emergenza del nostro Paese che è la denatalità, approvando il reddito di maternità che è già stato depositato dal Popolo della Famiglia alle Camere come proposta di legge di iniziativa popolare.
Una volta rimesso in carreggiata il Paese, magari in un rapporto sano con l’Europa che sarà più incline a concederci elasticità se evitiamo una settimana sì e l’altro pure di dire che il presidente della Commissione Ue è un avvinazzato (davvero non riesco a capire come Salvini potesse immaginare che questa fosse una “linea politica” dell’Italia), torniamo subito il voto è diamo la parola al solo soggetto che detiene la sovranità: il popolo.
Questa è la proposta del Popolo della Famiglia per l’uscita dalla crisi in cui si è ficcata l’Italia, non da oggi, ma da un quarto di secolo.