UNA SENTENZA SOLO POLITICA di Mario Adinolfi

Su Avvenire i commenti sottolineati erano tutti rivolti a dover “accettare la sentenza”, mentre dal governo addirittura ci si gonfiava il petto inneggiando alle manette (quel Buffagni è sottosegretario). Il Popolo della Famiglia, da solo, continua a parlare di sentenza politica. Non hanno colpito Roberto Formigoni, hanno colpito un modo di intendere il servizio alla collettività, di governare senza lisciare il pelo ai “giornalisti amici” e ai giudici, di inventare dal nulla nella Lombardia devastata da Tangentopoli un modello di gestione del boccone più appetibile degli affari in mano alla politica (la sanità questo è) che ha leso gli interessi dei soliti noti applicando un rigido e per questo efficace principio di sussidiarietà.

Con questa sentenza è stato dato un colpo ritenuto mortale, diciamolo, al modello di governo cattolico della società (il primo spazzò via Cuffaro, unico altro governatore di regione incarcerato, raccontato come mafioso) totalmente autonomo dai condizionamenti di altri poteri. Formigoni è maosticamente in carcere per educarne cento. Affinché i cattolici temano anche solo pensare di tornare ad essere politicamente autonomi e decisivi. Paragonate la statura di Formigoni e quanto abbia materialmente modificato la vita dei lombardi e degli italiani costruendo la sanità più efficiente d’Europa nella regione che grazie a lui è diventata locomotiva d’Europa dopo i disastri della stagione 1992-94, agli attuali governanti lombardi da un Fontana a un Sala che sono solo variabili dipendenti di giochi che fanno altri. Formigoni no, era autonomo ed era cattolico, decideva da solo e decideva bene per la società. Questo non deve più accadere. Per questo è in galera. E oggi il Corriere della Sera fa vedere pure che sta in una galera “comoda” come Bollate, così che monti l’odio verso di lui e verso i pochi di noi che provano a spiegare quel che è successo in questo assurdo processo.