LE PAROLE DEI VESCOVI A CAMALDOLI di Mario Adinolfi
Alla festa nazionale de La Croce che si è svolta nei luoghi del Codice di Camaldoli sono arrivate le parole davvero profonde di importanti uomini di Chiesa. L’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, di cui abbiamo pubblicato su La Croce l’intero denso intervento, ci ha spiegato che la transizione è finita e che per i cattolici impegnati in politica è il tempo o della dissoluzione nell’indistinto dell’irrilevanza o di una vera rinascita fondata su una capacità di rievangelizzazione della società.
Crepaldi ci ha posizionato esattamente su questa intersezione della Storia, su questo crinale, davanti a questo bivio: sta a noi scegliere e il Codice di Camaldoli non può che ispirare una sola scelta. Allo stesso luogo ideale di ispirazione fa riferimento l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, nel suo messaggio: “Siete in un luogo particolare, straordinariamente ricco di storia spirituale e sociale. Non si tratta di tornare al passato ma di trarre ispirazione e motivazioni per affrontare le sfide di oggi. Allora era un tempo di grande incertezza dove tutto poteva accadere, sulle macerie della guerra. A Camaldoli alcuni cristiani si interrogarono su cosa fare. Noi dobbiamo affrontare le macerie della crisi e della disillusione che sembrano sconsigliare sogni, impegno, iniziativa. Allora lo fecero con tanta sapienza cristiana, intelligenza e laicità. È la stessa sfida che abbiamo oggi per difendere e costruire l’umanesimo che essi ci hanno affidato, confrontandoci con tante macerie di disillusione e di logiche individualiste che si rivelano contro la persona. È su questa capacità che i credenti si interrogano perché i valori e la capacità di dialogo aiutino tutti a vivere nell’unica casa comune mettendo sempre al centro la persona come Cristo ci ha insegnato. Buon lavoro e sempre tanta umile ma ferma speranza”. Lavoreremo in questo solco, con fermezza e umiltà e speranza.